Federico Chigbuh Gasparini

Federico Chigbuh Gasparini, nasce a Milano da padre nigeriano e madre italiana, e cresce nel centro di questa bella città.

I suoi divorziano dopo pochi anni per cui lui e suo fratello minore sono cresciuti dalla nonna e dalla mamma.

Ha frequentato per tutto il suo percorso scolastico le scuole private, dalla primaria alla scuola secondaria di secondo grado, conseguendo il diploma di maturità al Liceo Classico.

Si iscrive, quindi, all'Università Cattolica di Milano per studiare Giurisprudenza, con una specializzazione in Diritto Internazionale.

A metà del percorso universitario svolge il servizio militare, all'epoca obbligatorio, negli Alpini.

Subito dopo il suo congedo sua madre se ne va di casa e sua nonna muore, così lui e suo fratello si ritrovano da soli e sono costretti a lavorare e studiare contemporaneamente.

Una volta laureato inizia la pratica per diventare avvocato, ma ben presto si rende conto che non è la sua strada.

Grazie alla sua esperienza come tutor di Diritto Privato, diventa insegnante presso la sua ex scuola superiore per un anno.

Successivamente, lavora per qualche mese presso la Banca Popolare di Milano e, poi, si avvicina al mondo della moda tramite uno stage in un ufficio stampa.

Dopodiché lavora, sempre nel settore della moda, ma come Office Manager.

Finita questa esperienza si sposta nel campo degli eventi internazionali dove lavora come assistente della direttrice del settore cerimonie per i mondiali di sci a Bormio e per quelli di mountain bike & trial a Livigno.

In seguito si trasferisce sul Lago di Garda diventando freelancer nel mondo del digital marketing.

Nel 2015 scopre il business design e se ne innamora. Questo lo porta a lavorare nel mondo delle startup.

Infatti, decide di entrare in un team per lanciare un nuovo modello di acceleratore per startup ma il progetto fallisce.

Nel 2018 apre una srls, un business design studio, ma anche questo progetto non raggiunge gli obiettivi prefissati.

Durante questo periodo s'impegna nel progetto VadoinAfrica, che si propone di fare matching tra imprenditori italiani e opportunità di business in Africa, dove collabora con il fondatore Martino Ghielmi per sviluppare la monetizzazione del progetto.

A questo punto viene contattato da Daniele Schimizzi e Matteo Piccolo, founder di MarshYellow - una startup consulting company - per collaborare al lancio di un nuovo percorso di pre-accelerazione per startup.

Nel mentre, diventa anche Startup Mentor presso SprintX, un incubatore di Bari.

Successivamente, gli viene offerto di entrare in pianta stabile nel team di MarshYellow e con grande entusiasmo lui accetta.

Attualmente, Federico è COO in MarshYellow e svolge il ruolo di Startup Mentor presso SprintX, oltre ad essere uno degli Advisor di Martino Ghielmi, founder di VadoinAfrica.

“Quando uno cerca un posto di lavoro deve prima conoscere sé stesso e poi trovare una realtà dove il Big Why del progetto coincida con il proprio o abbia, almeno, un punto di contatto. Questo gli permetterà di lavorare meglio e sentirsi realizzato”, dice Federico.

Infatti, è questo che ha trovato in MarshYellow e gli ha permesso di appassionarsi al suo lavoro in quella realtà.

Q&A

Che consiglio daresti a qualcuno che vuole entrare all’interno dell'ecosistema Startup?

“Il primo consiglio è quello di capire il proprio Big Why trovando una realtà che possa permettergli di realizzarlo e, soprattutto, di mettersi in gioco lavorando, anche gratis, se necessario.

È vero, lavorare gratis non è mai bello però impari un sacco di cose.

Magari, puoi proporre di lavorare per 1/2 mesi in modo gratuito per poi stabilire un compenso, che dalla mia esperienza personale, cresce molto velocemente se la startup ingrana.

Non spaventarti per il fatto che si lavora tanto. Infatti, in questo ambiente bisogna essere resilienti e avere pazienza: le carriere lavorative non sono più lineari.

Anche saper scegliere dei buoni maestri, qualcuno che ti passi la sua expertise, è utile per poter lavorare in questo mondo.”

Qual è stato l’errore da cui hai imparato di più?

“L’errore più importante che ho fatto è quello di aver aperto P.IVA e, contemporaneamente, essermi trasferito da Milano sul Lago di Garda, uscendo dalla mia cerchia di contatti.

Questo doppio salto è l’errore più grave che uno possa fare.

Trasferirsi in una realtà diversa ti fa perdere i tuoi punti di riferimento, il tuo network, e se, al contempo, inizi una tua attività è più difficile trovare i primi clienti.”

Cosa diresti al te di inizio carriera?

“Abbi pazienza perché tutte le persone di successo che si vedono in giro, prima di arrivare dove sono ora, hanno sofferto molto. Il successo non è un percorso lineare ma un percorso ad ostacoli. Non ti abbattere e non farti prendere dallo sconforto.

A me, per esempio, è capitato tre volte di toccare il fondo, quindi di rimanere quasi senza soldi.

La prima volta a causa del destino quando mia mamma ha fatto un brutto incidente stradale che l'ha mandata in ospedale per molti mesi.

La seconda a causa di mia madre che aveva gestito male la sua attività commerciale portandola alla chiusura.

La terza volta è stata per colpa mia perché non avevo il controllo dei numeri e mi basavo solo sul saldo del mio conto corrente nella gestione della mia attività.

Errore gravissimo perché, quando apri P.IVA, devi sempre avere da parte i soldi necessari per pagare le tasse.

Denaro che sborsi l'anno successivo a quello di esercizio e, nel frattempo, ti possono capitare delle fasi di calo del tuo business.

Momenti in cui non sai come pagare le tasse o i fornitori, quindi bisogna avere sempre una fotografia aggiornata del proprio flusso di cassa.”

Ambitiosa

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